mercoledì 27 novembre 2013

NULLA AVVIENE PER CASO


Era da un po' che Tony non si sentiva così.
Vivo.
Finalmente, dopo un periodo buio, tornava a sentirsi utile, per sé stesso.
Mesi prima, a cuor leggero, abbandonò le mura domestiche che con tanta fatica acquistò poco tempo addietro, lasciò la donna che credeva di amare da anni e il cane che lui trovò per strada ma che lei pretese di tenersi. Poco male, se ciò era il prezzo da pagare per ottenere la libertà allora era disposto al sacrificio.
E da lì, si sentì rinascere, o almeno si illuse di farlo.
Indossò nuovamente gli scarpini da calcio, lo sport che lei tanto odiava e che lui abbandonò nel corso degli anni, dopo una decade di rispettabilissima carriera amatoriale, per non sentirsi in colpa ogni volta che usciva di casa per gli allenamenti.
Tornò a frequentare gli amici del bar, a fare tardi la sera, a svegliarsi all'ora di pranzo la domenica, a sgranocchiare nachos sul divano, a passare serate al pub, scolando birra della miglior fattura, e a parlare di giovani donne, che trovava maledettamente fresche e succulente.
Per settimane uscì e rientrò senza orari nell'appartamentino che riuscì a rimediare gratis da un amico.
Una vita da sballo pensò, simile a quella che riuscì a godersi fino ai diciannove anni, cioè fino al giorno in cui conobbe lei e, stupidamente, decise di trascinarsela in casa, per iniziare ciò che da stolto pensò fosse una bellissima convivenza.
Presto sentì però che l'eccitazione che lo travolse nel sentirsi finalmente libero scivolava via, giorno dopo giorno.
Troppo silenzio in casa, nessuno che fosse disposto ad ascoltare i suoi problemi sul lavoro, nessuno pronto a sopportare i suoi sfoghi familiari, nessuno con cui condividere il letto, una colazione o i minuti a fare spesa al discount.
Sì sentì solo.
Entrò in depressione e iniziò a passare il suo tempo girovagando per le strade del quartiere. Poco importava se fuori nevicava o splendeva il sole, lui camminò e camminò, assorto nei suoi pensieri. Terribilmente vuoto.
Quel giorno però stava accadendo qualcosa di inaspettato.
Seduto comodamente su una panchina, aveva osservato per ore i corridori di inizio primavera. uno ad uno erano passati davanti ai suoi occhi talmente tante volte che aveva memorizzato il vestiario di ogni singolo sportivo e riusciva persino a prevedere l'ordine con cui ognuno sarebbe passato davanti ai suoi occhi, per l'ennesima volta.
Non era riuscito a prevedere lei però.
Arrivò dal fondo del parco, emergendo in lontananza. Erano dieci anni che non la vedeva, dall'ultima volta che lei, amica della sua ex fidanzata, dopo qualche bicchiere di troppo aveva espresso il desiderio di fare l'amore assieme a lui.
Tony aveva iniziato a rammentare la scena, i ricordi si srotolavano velocemente come fossero scritti su una pergamena. Aveva abbozzato un sorriso e poi un altro, si era sentito desiderato dieci anni prima e tornò a sentircisi in quel preciso istante. Eccola, stava salendo, stava accelerando pericolosamente e prendeva sempre più velocità. Era lei, di nuovo, finalmente, l'autostima stava tornando.
La donna nel frattempo stava passando a pochi metri da lui, si era girata e per un attimo sembrava averlo riconosciuto, per poi tirare dritto senza accennare il minimo saluto.
L'eccitazione di Tony accusò il buffetto, anche se il cuore non smetteva di andare a mille. Lei era sparita in fondo allo stradello, chiudendo la lunga sfilata dei corridori.
Non aspettava altro che vederla riemergere da lontano ma stava passando troppo tempo, le luci del giorno si stavano abbassando e poco dopo non sapeva nemmeno più da quanto tempo fosse lì ad aspettarla. Pensava che forse il destino gli stava suggerendo di evitare la donna, che forse era ancora troppo presto per affrontare una relazione. Aveva appena assaggiato la libertà alternata a stati emotivi discordanti.
Tony si alzò e se ne andò, con la promessa che il giorno dopo sarebbe tornato alla stessa ora, nello stesso parco, stessa panchina. Credeva in ciò che gli era successo, a quell'incrocio, perché nulla avviene per caso.
E poi aveva ancora dannatamente fame di quell'overdose di vita, di adrenalina e di autostima.
Il destino era avvertito : aveva ventiquattrore per scongiurare l'irreparabile.

Nessun commento:

Posta un commento